Leo Gullotta

[Attore e doppiatore]

Nato nel 1946 a Catania, nel popolare quartiere del Fortino, ultimo di sei figli di un pasticcere, Gullotta incontra la vocazione d’attore a 14 anni guardando Gassman recitare Adelchi. È una passione improvvisa che non si ferma più. Dopo alcune esperienze nelle compagnie teatrali universitarie, Gullotta inizia a recitare per lo Stabile di Catania, dove lavora per dieci anni accanto a grandi maestri come Ave Ninchi, Salvo Randone e Turi Ferro. Poi si trasferisce a Roma dove inizia a lavorare nel doppiaggio ma dove scopre, soprattutto, la comicità e il cabaret. Lavora al “Puff”, a “La Chanson” e, infine, approda al “Bagaglino” dove diventa in breve una delle colonne portanti dello spettacolo che gli regala una grande popolarità televisiva.

Nel cinema debutta con “Caffè Express” di Nanni Loy con Nino Manfredi. La prima grande prova arriva con “Il Camorrista” di Giuseppe Tornatore, per il quale riceve il primo David di Donatello come attore non protagonista. È il film che gli consente di ritornare in Sicilia da attore affermato e di rivederla quindi con occhi più distaccati («Girovagai con latroupe in una Sicilia splendida. Vi ritrovai molte cose, ricordi e sensazioni che avevo abbandonato da tempo ma che non avevo dimenticato»). Con Tornatore si ritrova umanamente, al punto che interpreterà molti dei suoi film successivi, in particolare disegnando una figura indimenticabile in Nuovo Cinema Paradiso. Per Nanni Loy, altro autore con cui ha lavorato spesso (“Testa o croce”, “Pacco doppio pacco e contropaccotto” e “Mi manda Picone”, che gli valse nel 1984 il Nastro d’Argento), interpreta il ruolo principale in “Scugnizzi”, curiosa “West Side Story” partenopea dove interpreta il ruolo di un povero impresario che allestisce uno spettacolo teatrale con i ragazzi del riformatorio di Nisida.

Ma è solo l’inizio di una carriera intensa e ricca di ruoli importanti: dal segretario ambiguo di “La scorta” (1992) di Ricky Tognazzi, al commerciante omosessuale, troppo succube della madre, di “Uomini Uomini Uomini” (1994) di Christian De Sica, al venditore greco della favola ecologica “Palla di Neve” di Maurizio Nichetti; dalle caratterizzazioni più dichiaratamente comiche (da “Selvaggi” di Carlo Vanzina a “Simpatici ed Antipatici” di Christian De Sica) fino al notevole “Il carniere” (1996) di Maurizio Zaccaro, dove con grande sensibilità interpreta il ruolo di un giornalista sportivo costretto a raccontare con accenti drammaticamente veri la tragedia bosniaca, col quale riceve il secondo David di Donatello. Con “Un uomo perbene”, dello stesso regista, partecipa al festival di Venezia 1999 e ottiene uno straordinario successo personale: conquista il suo terzo David di Donatello e il Globo d’Oro della Stampa Estera come migliore attore 2000.

Per la fiction TV, dopo il successo di “La Madre Inutile” di J. M. Sanchez, “Cristallo di Rocca” di M. Zaccaro, “Operazione Odissea” di C. Fragasso e “Onora il Padre” di G. Tescari, con “Cuore”, ancora una volta a firma di Zaccaro, nel ruolo di un direttore didattico burbero, austero ma umanissimo, riscuote un grande consenso di pubblico e critica. Ed è proprio per l’interpretazione in “Cuore” che gli viene assegnato il premio del pubblico Capitello d’Oro del Sanniofilmfest 2002; ma va ricordato anche il Telegatto 2002 vinto con questo film-TV. In ultimo, ma solo in senso cronologico, gli viene attribuito il prestigioso Efebo d’Oro 2002, sempre per la sua partecipazione al su citato lavoro televisivo. Sempre con Maurizio Zaccaro nel 2004, ma questa volta anche assieme a Sabrina Ferilli, delinea un’umanissima figura di un medico partecipando a “Al di là delle frontiere”, TV movie per RAIUNO. Nel 2004 per la regia di Alberto Negrin, interpreta, in due puntate televisive su RAI1, il ruolo di un prete eroe, protagonista ne “Il cuore nel pozzo”, storia della vicenda drammatica delle foibe, che durante l’ultima guerra ha colpito la comunità dalmata istriana nella nascente Jugoslavia: per questa interpretazione gli è stato consegnato l’Oscar TV.

Sempre per la regia di Zaccaro, nel 2005 racconta con grande maestria e sensibilità il personaggio di Zio Ermenegildo, delicata e vibrante personalità riportata da Vitaliano Brancati nel suo “Il Bell’Antonio”, in un film TV realizzato per RAI1.

Nel 2002, per il cinema, con “Vajont” di Renzo Martinelli, si conferma interprete di grande spessore: riceve il Ciak d’Oro 2002 e il prestigioso Nastro d’Argento 2002 del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani assegnato nella suggestiva cornice del teatro greco di Taormina.

Per la regia di Luciano Odorisio, nel 2003, disegna con grande sensibilità interpretativa un losco faccendiere in “Guardiani delle Nuvole”, lavoro questo destinato ai grandi schermi cinematografici.
Per il periodo di Natale 2006, Gullotta torna sugli schermi della RAI con una significativa storia, ambientata nel periodo storico caratterizzato dall’imminente nascita di Cristo, “La Stella dei Re” per la regia di Fabio Jephcott, interpretando la figura di uno dei Re Magi, Melchior, nel viaggio di ricerca del nuovo Messia, seguendo la scia della Cometa della Rivelazione.

Quanto i personaggi comici da lui interpretati sono chiassosi, ciarlieri, invadenti, tanto Gullotta è timido, introverso, sempre attento ad approfondire più che a sottolineare quel che vede. Pronto a cogliere le occasioni della commedia come del dramma civile, sapendo, e provandolo ogni volta, che nella recitazione non ci sono sconti possibili: «Una pessima abitudine italiana è sottovalutare il lavoro dei comici», dice Gullotta. «Niente di più errato. Un grande autore, ad esempio Shakespeare, prevede tutto, basta interpretarlo; per realizzare una scenetta comica, invece, è indispensabile provare tutto, spazi – respiri – battute – gesti, non basta la conoscenza tecnica. Bisogna avere orecchio, ritmo, sapersi muovere in sintonia con le aspettative del pubblico». È quello che Gullotta riesce a fare da anni, senza tradire frenesie e ansia di successo, con una simpatia umana e una voglia di esserci che non accennano a diminuire.

Ad esaustiva testimonianza di ciò che poco sopra s’è raccontato, il suo ritorno al palcoscenico di prosa, stagione 2005/2006, nel lavoro pirandelliano “L’Uomo, la Bestia e la Virtù” per la regia di Fabio Grossi, in una produzione del Teatro Eliseo di Roma, grande successo della stagione a riprova della sua grande duttilità e poliedricità.

Per la sua attività di doppiatore, da voce al personaggio di Ali Babà, nell’omonimo film TV, andato in onda su RAI1 per il Natale 2008.

Sempre il teatro Eliseo di Roma, nella stagione 2008/2009, porta con grandissimo successo in giro per l’Italia “Il Piacere dell’Onestà” di Luigi Pirandello con la regia di Fabio Grossi, partendo per il suo tour dalle tavole del palcoscenico romano che lo produce.
Nell’estate 2009 propone in luoghi di alto interesse archeologico il recital “Minnazza” scritto e diretto da Fabio Grossi, accompagnato in scena da un ensemble di tre maestri fisarmonicisti, che eseguono musiche originali del maestro Germano Mazzocchetti.
Nell’estate 2010 debutta nel ruolo di Falstaff ne “Le Allegre Comari di Windsor”, nell’ambito dell’Estate Teatrale Veronese, con la regia di Fabio Grossi, per poi replicare nella stagione invernale nel cartellone del teatro Eliseo di Roma.
Nella stagione 2012/2013 è Bottom in “Sogno di una notte di mezza estate”, spettacolo con la regia di Fabio Grossi e prodotto dal Teatro Stabile di Catania.

Nel 2013 torna a collaborare con la Nuova Teatro Eliseo, sempre per la regia di Fabio Grossi, con “Prima del silenzio” di Giuseppe Patroni Griffi, che debutta al teatro Eliseo e che coprirà con una tournée le prossime due stagioni teatrali.